OCCHI CERULEI DI SPERANZA


Furono i cerulei occhi di lei a colpirla.
Lì, all’ospedale, dopo la corsa, dopo la paura di perderlo, di perdersi, di perdere.
Furono i cerulei occhi dell’anziana signora a colpirla.
Occhi di mare in un grigiore d’ospedale.
Una speranza per la ragazza spaventata dall’incidente del papà, ora lì, nella bianca sala operatoria di un grigiore d’ospedale.

Furono i cerulei occhi di lei a colpirla.
Già, perché lì aprì, d’un tratto, gli occhi di speranza, l’anziana signora addormentata di fronte a lei.

Occhi di speranza.


Greta aveva paura.
Da sempre. Da quando aveva imparato ad amare la vita. E se stessa. I suoi libri. La sua cultura. La sua intelligenza. Il suo futuro. Già, perché tanto aveva studiato, lei. Meritava di diventare un’insegnante, lei.
Aveva lottato. Faticato. Corso su e giù su Dio solo sa quanti treni per arrivare lì, alla laurea, tra mille lavoretti insulsi buoni solo per guadagnarsi l’arrivo alla fatidica fine del mese, già.
Sì, se lo meritava. INSEGNARE, Greta voleva. E lo ripeteva continuamente, a se stessa, ai clienti nella libreria dove lavorava part-time, alla gente in giro, per caso, sconosciuta, come la paura che talvolta, spesso, le arrivava lì, alla schiena.

Perché Greta aveva paura.

E i cerulei occhi di lei, dell’anziana signora, lo capirono. Intuirono subito nell’innata parlantina della ragazza lo spavento.
Sì sì, dell’incidente di papà, della sala operatoria ma non solo, diamine, non solo.
E certe cose, a quei cerulei occhi, non potevano sfuggire tanto facilmente.



L’anziana signora aveva avuto paura.
Molto tempo prima. In un altro mondo, in una lontana vita. Una vita fatta di viaggi e di collegi, in giro per l’Italia a cercare una meta.
A cercare se stessa. I suoi dipinti. La sua arte. La sua pittura. La sua predisposizione. Il suo futuro. Già, perché tanto aveva disegnato, lei. Chissà cosa sarebbe divenuta, lei.

Paura.
Spavento.
Incertezza.
Titubanza.
Domande su domande su domande.

… Finchè fu la vita a rispondere.
E rispose quel giorno, in un bar di Roma, attraverso le labbra di uno sconosciuto l’invito a recarsi in una bottega dove “provi ad andare lì, si dipingono miniature”…

Titubanza.
Incertezza.
Spavento.
Paura.

Ma poi le gambe si muovono, i cerulei occhi di speranza osservano, imparano, i colori ad olio magicamente si uniscono a creare Meraviglie e tu hai trovato una strada, la TUA strada, il tuo futuro, la tua arte, la tua predisposizione. Te stessa.


E ti svegli, lì, sessant’anni dopo, in un grigiore d’ospedale, con un’altra te stessa che ti osserva.
Osserva i tuoi cerulei occhi alla ricerca di…
Di cosa?

Paura. La tua stessa paura.
Spavento. Lo stesso tuo spavento.
Incertezza. La stessa tua incertezza.
Titubanza. La tua stessa titubanza.

Quale risposta dare a quelle mille domande?



“Greta, non avere paura.
La tua strada, il tuo futuro saranno come un domino.
Un giorno, in un luogo qualunque, una persona qualunque ti spingerà a spingere il primo tassello.
Lo farai. Titubante forse, ma lo farai.
E da quel tassello verrà giù tutta la tua vita, giorno dopo giorno, momento dopo momento, paura dopo paura, e tu avrai trovato una strada, la TUA strada. Il tuo futuro, la tua arte, la tua intelligenza, la tua predisposizione. Te stessa.
E ti sveglierai, sessant’anni dopo, in un grigiore d’ospedale, con un’altra te stessa che ti osserverà. Osserverà i tuoi cerulei occhi alla ricerca di…
Di cosa?

Di SPERANZA. La stessa tua SPERANZA”.




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