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Visualizzazione dei post da 2013

OLYMPIA E LA LIBERTÀ

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Olympia sorgeva. Su quella panchina in mezzo al niente lei stava. Avvolta da una certa aurea di maestosità si ergeva, lì, anziana e leggendaria. Non più un futuro, per lei. Aveva vissuto. Lottato. Sofferto. Grintosamente amato. Il tutto con coraggio, un coraggio da donna di un tempo, indiscutibilmente unico. Amélie, figlia di un mondo fatato, la vide. Ne percepì il battito forte e costante del cuore. Anziano, sì, ma non arreso. Ne venne rapita. La giovane donna del futuro. Senza passato. Senza origini né nonni. Senza storie. Solo fantasia e farfalle, a guidarla. E un anello. Semi-giallo e semi-argenteo. Per metà l’uno. Per metà l’altro. Come la vita. Il sorriso di Olympia la ferì. Bruciò l’arida superficie e andò dritta al cuore. Forse nemmeno la vide, mentre parlava. Storie, narrava. Le donava un passato. Un’origine. Una nonna. Forse nemmeno la vide, mentre intesseva la guerra. Una guerra vicina e lontana, fatta di ingiustizie e di “Raus!”, senza terra, sen

CHIAMO "MAMMA" LE FARFALLE DEL MONDO

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Leggere e leggiadre volano nel prato quasi uscite da un sogno incantato. Non una lunga vita, per loro, bensì pochi attimi intensi dove seminare Gioia, Pace, Allegria e Serenità. Non conosco il loro nome. Ma conosco i loro sogni e la grandezza del loro Cuore. Vago tra prati e fiori e la mia meta confondo chiamo "mamma" le farfalle del mondo. Lisa volava. O, meglio, sognava. Le amiche, osservandola, la paragonavano ad una farfalla. Da sempre. Da quando aveva conosciuto l'Amore. L'Amore non è come una foglia. Non lo tocchi. Non lo pieghi. Non fa CRIC CRAC tra le tue dita. L'Amore è come un sottile battito d'ali di farfalla. Sussurra. Semina. Accarezza. Vola. Lisa l'aveva confuso. L'aveva toccato. L'aveva piegato. Stretto tra le dita ne aveva sentito il CRIC CRAC. Solo grazie ad una farfalla, un dì, l'aveva conosciuto davvero. Un sottile battito d'ali di farfalla aveva sussurrato. Seminato. Accarezzat

OCCHI CERULEI DI SPERANZA

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Furono i cerulei occhi di lei a colpirla. Lì, all’ospedale, dopo la corsa, dopo la paura di perderlo, di perdersi, di perdere. Furono i cerulei occhi dell’anziana signora a colpirla. Occhi di mare in un grigiore d’ospedale. Una speranza per la ragazza spaventata dall’incidente del papà, ora lì, nella bianca sala operatoria di un grigiore d’ospedale. Furono i cerulei occhi di lei a colpirla. Già, perché lì aprì, d’un tratto, gli occhi di speranza, l’anziana signora addormentata di fronte a lei. Occhi di speranza. Greta aveva paura. Da sempre. Da quando aveva imparato ad amare la vita. E se stessa. I suoi libri. La sua cultura. La sua intelligenza. Il suo futuro. Già, perché tanto aveva studiato, lei. Meritava di diventare un’insegnante, lei. Aveva lottato. Faticato. Corso su e giù su Dio solo sa quanti treni per arrivare lì, alla laurea, tra mille lavoretti insulsi buoni solo per guadagnarsi l’arrivo alla fatidica fine del mese, già. Sì, se lo meritava. INSEG

UN BAMBINO…

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…se solo riuscissi ad imparare il sorriso di un bambino… Un bambino che saluta tutte le auto in corsa, come fossero amici… Un bambino che ha negli occhi la gioia di scoprire… Un bambino che non teme nulla, non ha dubbi o paure… Un bambino che corre e cade e si rialza e corre di nuovo e ricade e ancora si rialza, sempre sorridendo… Un bambino che piange e ride e sporge le braccia alla ricerca di qualcuno o qualcosa da incontrare davvero… Un bambino che sa soltanto fare una cosa,  AMARE. E la fa sorridendo.  

SCRIVERE PER VIVERE O VIVERE PER SCRIVERE?

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Non l’aveva mai saputo o, forse, non l’avrebbe mai saputo. Scrivere era un po’ come un gelato. Non lo prendi, un gelato, tanto così per fare. Un gelato, per prenderlo, ti ci vuole un perché. Un motivo. Come avere un cane. Un cane, se lo vuoi, lo prendi per amore. Come le signore qui accanto, con il gelato. Come il signore qui accanto, con il cane. “Ottima scelta, il tuo cono”, dice una ridendo. Fisso lo sguardo sul cane, l’altro, orgoglioso. … E tu, che fai? Scrivi? Scrivi perché è un tuo bisogno, per vivere, per godere appieno della vita? O è la vita stessa , lei sola, che ti fa scrivere? Le signore di mezz’età che si gustano il gelato felici o l’uomo col cane paffuto ti fanno venir voglia di scrivere, vero? E lo sai perché? Perché ogni cosa che attraversa il tuo sguardo, attraversa il tuo cuore, che tu lo desideri o no. La bimba per mano alla mamma all’uscita da scuola  sei tu. Le vecchine con il gelato sono te. Il vecchietto e il suo cane s